Regia: Bertrand Tavernier
Sceneggiatura: Jean Aurenche, Pierre Bost, Bertrand Tavernier
Fotografia: Pierre-William Glenn, Walter Bal, Jean-François Gondre
Montaggio: Armand Psenny, Ariane Boeglin
Musiche: Philippe Sarde
Cast: Philippe Noiret, Jean Rochefort, Jacques Denis, Yves Afonso, Julien Bertheau
L’Horloger de Saint-Paul ha segnato il notevole esordio alla regia di Bertrand Tavernier e ha mantenuto nel tempo tutta la sua forza, per ottime ragioni: la storia di un padre e di un figlio, con il suo segreto universale, è raccontata con un linguaggio cinematografico che è anche puro Simenon. L’analisi ravvicinata di un crimine ‘ordinario’ conduce fuori dall’abisso, offrendo uno sguardo sulle relazioni più importanti della vita. Il fulcro di questa storia ‘ordinaria’ è l’assenza di dialogo tra l’orologiaio Michel Descombes e suo figlio Bernard. Il guardiano di una fabbrica è stato ucciso, e Bernard è in fuga con la sua ragazza Liliane, che suo padre non ha mai conosciuto. In altre parole, il padre non sa niente del figlio. Il poliziotto capisce qualcosa di più, ma ha i suoi limiti, così come l’avvocato difensore, che parla di “delitto passionale” (come reazione a molestie o perfino a uno stupro). Quando viene ritrovato, Bernard si limita a dire che il “porco” ha avuto quello che si meritava. I giovani fuggiaschi vengono condannati. Parlano di avere un bambino e di formare una famiglia. Padre e figlio trovano infine un contatto, attraverso le sbarre del carcere. La catena di eventi resta fondamentalmente inspiegabile. Le parole potrebbero solo rovinare un’autentica forma di vicinanza. Nei titoli di coda appare una dedica toccante: “A Jacques Prévert”. Nel ruolo del protagonista troviamo Philippe Noiret, destinato a diventare l’attore prediletto di Tavernier. Avanza con passo pesante ed espressione quasi assente, ma riesce proprio per questo a rendere con efficacia una catena interiore di eventi. Essenziale è anche il contributo del direttore della fotografia Pierre-William Glenn: la presenza avvolgente della sua macchina da presa, che con movimenti fluidi si addentra sempre più nei legami segreti tra i personaggi, coinvolge sin dall’affascinante ed enigmatica inquadratura iniziale, un’automobile in fiamme vista dal finestrino di un treno, nella notte.
Peter von Bagh, da appunti inediti tra i suoi scritti postumi (2014), curati in inglese da Antti Alanen
di proiezione
Fondazione Cineteca Italiana Manifattura Tabacchi – Viale Fulvio Testi 121 – Milano | ©Fondazione Cineteca Italiana 2021 – Tutti i diritti riservati | Patrimonio sociale: 150.000€ | REA MI1668482 | PEC matteo.pavesi@pec.cinetecamilano.it | C.F. P.IVA 11916860155 | Developed by DkR s.r.l.