Per ricordare Pier Paolo Pasolini a cinquant’anni dall’omicidio di Ostia, Cineteca Milano – in collaborazione con il Centro Culturale di Milano – organizza la rassegna “A Pa”, sei capolavori che saranno in programma al cinema Cineteca Milano Arlecchino dal 7 novembre 2025 al 13 marzo 2026. I film saranno accompagnati da presentazioni e incontri in sala. Si parte dal documentario Sopralluoghi in Palestina per il Vangelo secondo Matteo e si continua con il film del 1964 – Il Vangelo secondo Matteo – che racconta la vita di Gesù e la sua predicazione. Si continua con La ricotta, episodio del film collettivo RoGoPaG e con Accattone, il film del 1961 che segnò l’esordio alla regia di Pasolini e fece conoscere il volto di Franco Citti. Fanno parte della rassegna anche Edipo Re, in cui la tragedia di Sofocle viene riletta in chiave psicanalitica, e Mamma Roma con Anna Magnani.
Pasolini e il cinema in breve
Lo scrittore, poeta e intellettuale Pier Paolo Pasolini (1922-1975) operò nel cinema a partire dal 1954, come sceneggiatore lavorando, tra gli altri, con Mario Soldati (La donna del fiume), con Federico Fellini (Le notti di Cabiria), con Mauro Bolognini (Marisa la civetta, Giovani mariti, La notte brava, Il bell’Antonio, La giornata balorda) e con Bernardo Bertolucci (La commare secca). Esordì alla regia con Accattone, 1961, e subito s’impose per un superamento del neorealismo, affrontando il tema delle borgate romane e puntando al recupero di una cultura alternativa. L’esperimento, dopo alcune tappe intermedie (Mamma Roma, 1962; La ricotta, episodio di Rogopag, 1963; La rabbia, 1963), approdò a risultati anche più compiuti ne Il Vangelo secondo Matteo, 1964.
I film che seguirono – soprattutto Edipo re, 1967, Teorema, 1968, e Medea, 1969 – erano caratterizzati da un realismo visionario che caratterizzerà anche i film della cosiddetta “trilogia della vita” o “trilogia dell’Eros” con i film Decameron, 1971, I racconti di Canterbury, 1972, Il fiore delle Mille e una Notte, 1974. L’ultimo film, uscito postumo, fu Salò o le centoventi giornate di Sodoma, 1976, un’interpretazione personalissima e in chiave scopertamente provocatoria del libro omonimo di Sade, proposto in tutta la sua crudezza ma con un’estetica totalmente rovesciata; anziché la gioia pur aberrante del piacere, l’orrore del potere. (treccani.it)
