“Claude Chabrol: maestro del noir” è il titolo della rassegna che Cineteca Milano dedica al grande maestro del cinema francese e che si terrà al Cineteca Milano MIC dal 27 novembre al 31 dicembre. Sono tredici i film in programma in cui, a modo suo, il regista rilegge il genere noir. Il più datato è il lungometraggio di esordio di Chabrol, Le beau Serge (1958), considerato il primo film della Nouvelle Vague. Proseguendo in ordine di realizzazione, al MIC sarà possibile vedere anche La femme infidèle (Stéphane, una moglie infedele, 1968), crudele disamina della coppia borghese con le atmosfere di Hitchcock; Les Biches (Les biches – Le cerbiatte, 1968), dramma sul fascino del denaro e la seduzione; Le Boucher (Il tagliagole, 1969), struggente e angosciante storia d’amore; Que la bête meure (Ucciderò un uomo, 1969), film sulla vendetta e sull’amore paterno; La rupture (All’ombra del delitto, 1970), storia di un drammatico divorzio; Juste avant la nuit (Sul far della notte, 1971).
Nell’ambito della rassegna, sarà possibile ammirare anche alcuni film della produzione più recente di Chabrol. Madame Bovary (1991), rilettura del capolavoro di Gustave Flaubert; Betty (1992), in cui una donna cacciata dal marito trova una confidente nella proprietaria di un ristorante; Il buio nella mente (1995), ha per protagoniste due donne unite dai rispettivi segreti, che danno vita a una terribile alleanza; ne Il colore della menzogna (1999), un insegnante viene sospettato di aver ucciso una sua allieva di 10 anni; Grazie per la cioccolata (2000) vede la giovane Jeanne introdursi in una famiglia che non è la sua. Infine ne I fiori del male (2003), una famiglia fa i conti con il proprio passato e i propri misteri.
Si tratta di una proposta cinematografica di alto livello, con film che è difficile recuperare su grande schermo, che affrontano temi come la classe borgese corrotta priva di scrupoli e il sesso come forma di possesso, e che vedono la presenza di grandi attori come Michel Piccoli, Stéphane Audran, Isabelle Huppert, Valeria Bruni Tedeschi, Jean-Pierre Cassel, Sandrine Bonnaire e Jean-Louis Trintignant, solo per citarne alcuni.
Chabrol in breve
Claude Chabrol è stato un regista e critico cinematografico francese (Parigi 1930 – 2010). Sin da giovane si è dedicato al cinema scrivendo articoli per la rivista Cahiers du cinema, per poi passare dietro alla macchina da presa. Esponente della Nouvelle Vague – di cui è considerato uno dei fondatori insieme a François Truffaut, Jean-Luc Godard, Jacques Rivette ed Èric Rohmer – esplorando e indagando con il suo sguardo tagliente e critico le sfaccettature della psiche umana, seppe ritrarre i vizi privati della borghesia soprattutto di provincia. Esordì nel 1957 con Le beau Serge, il primo film della Nouvelle Vague, ma fu a partire dalla fine degli anni Sessanta che riuscì imporsi con Les biches (1968; Les biches – Le cerbiatte), La femme infidèle (1968; Stéphane, una moglie infedele), Le boucher (1970; Il tagliagole), La décade prodigieuse (1971; Dieci incredibili giorni). Terminato il sodalizio con Stéphane Audran, sua seconda moglie, scoprì la sua nuova musa in Isabelle Huppert con cui girò Une affaire de femmes (1988, Un affare di donne, grande successo internazionale), Madame Bovary (1991), Betty (1992), La cérémonie (1995; Il buio nella mente), Merci pour le chocolat (2000). Regista prolifico, con finezza e lucidità analizzò gli effetti del potere sull’animo umano con La fleur du mal (2003; I fiori del male), La demoiselle d’honneur (2004), L’ivresse du pouvoir (2006), La fille coupée en deux (2007, L’innocenza del peccato) e nel 2009 girò il dramma esistenziale Bellamy.
Autore prolifico, ben 55 i film realizzati, la sua filmografia è stata spesso considerata una sorta di “commedia umana” della Francia dell’ultimo mezzo secolo, declinata nelle forme del poliziesco, del noir o del thriller con citazioni hitchcockiane. Osservatore distaccato o sarcastico dei costumi e delle tare della borghesia francese Chabrol lo è certamente. Anche nelle sue divagazioni nel cinema “commerciale” più stravagante, Chabrol resta sempre il regista-demiurgo che conduce il gioco della “messa in scena”, i suoi movimenti e le sue geometrie. Basta vedere come i suoi personaggi siano presi in trappola, scivolando impercettibilmente e “normalmente” verso la follia o il delitto (Sentieri Selvaggi).
